Dopo 105 giorni credo che sia trascorso il tempo necessario per fare delle riflessioni a freddo sulla partecipazione alla 1a edizione del Trofeo Internazionale “Città di Treviso” Under 15.
Innanzitutto… Com’è andata?
Per le giocatrici è stata una crescita straordinaria! E non solo tecnica!
Abbiamo avuto modo di vedere un entusiasmo e una motivazione che credevamo si fosse perse durante la pandemia. Si sono infatti sentite giocatrici “complete”, svincolate da schemi e modalità di gioco limitanti e speciali.
Il Trofeo è stato vissuto come un momento di riscatto, in cui il numero di giocatrici in campo, il regolamento e l’agonismo hanno dato alle ragazze quel senso di gioco e squadra di cui avevano solo sentito parlare o visto.
E si sono giocate la finale, portando a casa un ottimo secondo posto!
Risultato invidiabile per giocatrici che hanno avuto modo di allenarsi insieme solo sporadicamente!
Qui i comunicati ufficiali di Ivrea Rugby Club e Benetton Rugby.
“IL” torneo, fu Topolino
Il Torneo di Treviso rimane ancora la principale competizione di mini-rugby in Italia, con numeri impressionanti, ed è arrivato alla sua 43a edizione.
Fino al 2016 era semplicemente il “Topolino”, poi ha dovuto cambiare nome a seguito del cambio di strategia promozionale di Disney, rimanendo però saldamente in mano a Benetton Rugby.
È però dal 2016 che il Torneo è stato aperto al settore femminile, su proposta della Federazione.
Le nostre giocatrici hanno sempre partecipato sin dalla prima edizione, esordendo con i colori del Cuneo Pedona Rugby, reputandola un’esperienza fondamentale per la loro crescita.
Per alcuni anni è rimasta infatti l’unica opportunità di confronto interregionale e ancora ora la più importante.
Le radici della costituzione del nostro progetto di serie A vanno sicuramente ricercate nella collaborazione per il Torneo di Treviso.
A inizio stagione ci si accordava infatti tra allenatori e società per far partecipare almeno una squadra piemontese e di utilizzare i premi economici dell’attività federale per le spese di iscrizione, logistica e pernottamento, così da calmierare le quote chieste alle giocatrici.
L’attenzione al torneo femminile nelle prime edizioni era però estremamente precaria, ma c’era un entusiasmo straordinario da parte dei partecipanti nel vedere crescere il settore.
Vedevamo nell’apertura al settore femminile la speranza che, le scarse attenzioni nei confronti del movimento, sarebbero state colmate a breve.
Purtroppo, ho però l’impressione che le cose non siano andate nella maniera che ci aspettavamo… E non mi riferisco al Torneo…
Il Torneo, ora Trofeo, ha, in effetti, migliorato notevolmente l’approccio nei confronti della competizione femminile nelle ultime edizioni, in particolare dal 2019, edizione dalla quale le partite furono fatte disputare allo Stadio “Monigo”.
Tuttavia il vero salto di qualità si è avuto nell’ultima edizione, nella quale si è separata la competizione under 15 dal torneo di mini-rugby e si sono date le stesse attenzioni alle squadre femminili di quelle maschili.
Credo però che la scelta più importante e coraggiosa fatta da Benetton sia stata quella di raccogliere un’esigenza tecnica che stava crescendo: utilizzare il medesimo regolamento tecnico federale dell’under 15 maschile per la femminile.
Così come per l’apertura del 2016, questo ha avuto un significato per il movimento in termini di segnale di rilancio di quello sviluppo che non si è mai ripreso completamente dagli eventi della pandemia.
Va dato particolare merito di ciò a Benetton, per la quale sarebbe stato più facile adattarsi a quanto praticato in “campionato”, scaricando la responsabilità dello sviluppo tecnico del settore femminile interamente alla Federazione, mettendosi al sicuro da critiche e imprevisti.
Ovviamente, si è comunque dovuto fare i conti con le numeriche, optando per la modalità di avviamento del regolamento under 15 maschile, che prevede in campo solo 13 giocatrici (niente terze linee ala) e la linea di touche alle linee dei 5 metri laterali.
Era nell’aria…
La nostra squadra non si è però presentata alla competizione di Treviso senza alcuna esperienza. Già prima di venire a conoscenza che il Trofeo si sarebbe disputato con il regolamento maschile, come allenatori ci eravamo mossi per creare momenti di gioco a “tutto campo”, così da soddisfare la voglia di crescita tecnica delle giocatrici.
Dopo alcune sperimentazioni negli allenamenti, l’opportunità si è concretizzata in due eventi.
Il primo è stato l’incontro della nostra selezione regionale piemontese con la selezione di francese dell’area Auvergne-Rhône Alpes (Ligue AURA), alla quale ha avuto modo di partecipare la quasi totalità della nostra squadra.
In un contesto guidato, le giocatrici hanno giocato con modalità simili al regolamento under 15 maschile, con le giocatrici francesi già pratiche di quel modello di gioco.
All’entusiasmo tipico di questi incontri con le altre nazionalità, si è aggiunto chiaramente anche quello per la scoperta di una nuova esperienza di gioco.
Il secondo incontro è stato per l’evento #liberedigiocare, la partita benefica organizzata ogni anno da Lucy Associazione per supportare i diritti delle donne.
Quest’anno l’iniziativa è stata affidata alla squadra seniores della nostra FranKigia, in concomitanza dei festeggiamenti del 21o Torneo “Bianca e Roberto” dell’Ivrea Rugby Club.
Il CUS Milano Rugby ha accettato l’invito per l’evento, rilanciando l’opportunità anche per la squadra under 15, essendo anche loro impegnati nella ricerca di attività per lo sviluppo del gioco a tutto campo con le juniores.
Quindi non è un caso che CUS Milano sia la stessa squadra con cui abbiamo disputato la finale a Treviso!
La partita era ufficialmente un’amichevole, con relativo arbitro C.N.A, e, a differenza di Treviso, la partita si è svolta secondo il regolamento di consolidamento dell’under 15 maschile, quindi in formazione completa a 15.
Nonostante l’inesperienza e qualche momento di smarrimento, l’iniziativa è stata apprezzata e ha prodotto i risultati sperati.
Tuttavia l’insofferenza per il sette a metà campo e la voglia di cambiare, si era già manifestata alla fine del cosiddetto campionato, nella tappa tra i due eventi precedenti. La stanchezza delle giocatrici era pervasiva nei momenti a bordo campo, con polemiche e nervosismi per la noia e la limitatezza del gioco che vivevano in campo.
E adesso come facciamo?
Si pone, però, ora un problema notevole.
La prossima stagione si tornerà, infatti, a giocare a metà campo e temo che la cosa verrà digerita male o non proprio digerita.
Come ho imparato dall’ex nazionale Cecilia Zublena, la crescita tecnica è uno degli aspetti fondamentali nel mantenere la motivazione delle giocatrici e, sul medio e lungo periodo, si ripercuote sulla loro fidelizzazione.
Il “metà campo” nasce come sperimentazione per riuscire a gestire le ristrettezze dei numeri, il vero elefante nella stanza. Questa modalità è, quindi, pensata proprio per dare la possibilità alle giocatrici di alimentare la loro motivazione, grazie a un’attività agonistica più costante e accessibile, per migliorare tecnicamente grazie a un maggior minutaggio di gioco.
La sperimentazione ha però, ormai, circa vent’anni, una durata anomala per definirla ancora tale e i segnali indicano che sia arrivata al suo esaurimento Il rischio è ora quello che produca l’effetto opposto di quello desiderato.
Il caso del collasso della Coppa Italia seniores ne è il riscontro concreto (nota per i non addetti: questo campionato è sempre giocato sempre a sette a metà campo). Con l’introduzione della seria A territoriale la Coppa Italia si è infatti rapidamente svuotata, tanto da non permettere spesso lo svolgimento dell’attività programmata.
Va dato atto che la Federazione aveva già predisposto un piano nelle stagioni passate per superare questo “stallo”. Questo avvenne durante la presentazione della stagione 2018/19, quella in cui fu introdotta la categoria under 18 femminile e in cui si passò dal “sette a metà campo” al regolamento “X Rugby” di World Rugby. Nella stessa programmazione era previsto un progressivo passaggio al “gioco 15” per le categorie giovanili per le stagioni successive e, se la memoria non mi inganna, in questa prossima stagione la categoria under 16 avrebbe già giocato “a 15”.
Infine, la questione si fa ancora più palesemente difficile da affrontare per le giocatrici classe 2010.
Con la nuova stagione passeranno dalla categoria under 13 del settore propaganda, quindi mista, alla categoria under 14 del settore femminile. Le giocatrici si troveranno nella stramba situazione di “tornare indietro”, ossia trovarsi giocare per la prossima intera stagione in una modalità simile (7 a metà campo) a quella con cui avevano giocato nella prima parte della passata (10 a metà campo), ma che avevano poi superato nella seconda fase, giocando in 12 giocatori lungo la verticale del campo (vedi regolamento under 13 2022/23, modalità avviamento).
Per chi abbina un po’ di competenza tecnica, è facile intuire che questo cambiamento possa essere vissuto come una regressione, muovendosi verso una modalità di gioco più simile a quella dei bambini, anziché evolvere verso modalità simili a quelle degli adulti.
Riflessioni e proposte per il futuro
L’idea di riordinare le idee su questo tema nasce dalle numerose chiacchierate fatte a bordo campo, nelle club house e al telefono con allenatrici e allenatori, e scoprire con loro di condividere una comune difficoltà e una visione per il futuro diversa.
Va dato merito particolare sul tema a Stefano Carraro e a Ladies Rugby Clubs, di aver, rispettivamente, fatto sintesi e dato risonanza a questo pensiero comune (vedi premessa #1)
A questo collegamento potete trovare il posto originale: UNA RIFLESSIONE SUL GIOCO “A SETTE” di Stefano Carraro
Qualcosa sembra però muoversi. Nel planning della stagione sportiva del comunicato federali n. 1 2023/24, leggiamo “XV” per la categoria under 16.
Rimaniamo, quindi, fiduciose e in attesa di avere maggiori dettagli, così come lo eravamo nel 2016 alla prima edizione al femminile del Torneo di Treviso.
La nostra compagine non resterà, comunque, ad aspettare ed è già al lavoro per intraprendere un percorso agonistico che dia alle nostre giocatrici la possibilità di gioco analogo a quelle dei loro coetanei del settore maschile, indipendentemente dalla proposta che verrà dalla Federazione, insieme ad altre squadre che condividono questa urgenza nella crescita.
Spero, quindi, di trovarvi a bordo campo per condividere con voi lo stesso entusiasmo delle giocatrici che abbiamo visto a #LibereDiGiocare e al Trofeo di Treviso e poter dire insieme: “Ce l’abbiamo fatta”.
Se sarà così offro io!
Post scriptum
Durante la premiazione del Trofeo “Città di Treviso” una giocatrice mi ha illuminato con la regola della prova di commutazione grazie a una semplice domanda: “Perché il presidente premia solo i ragazzi?”…
Applicando la regola, la situazione era chiara, e mi sarei sentito complice restare senza manifestare il disappunto. Non avevo, però, strumenti per essere efficace in quel contesto senza mettere in imbarazzo la squadra e i colleghi, così ho fatto l’unica cosa che mi pareva plausibile: lasciare la premiazione….
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