Su suggerimento di un allenatore della Federazione, ho letto questo articolo di Matt Williams sul “The Irish Times”:
Matt Williams: Italy’s youth programme being dismantled just as it bears fruit
Lo condivido perché credo sia estremamente interessante per gli spunti di riflessioni che offre.
Per chi non avesse praticità con l’inglese o per coloro che vadano d fretta, ecco la sintesi in 5 punti:
1 | La formazione richiede più tempo
Williams passa quindi a focalizzare la necessità di tempi molto lunghi per la formazione dei giocatori rispetto alle richieste di risultati a breve termine in cui si muovono le dirigenze delle federazioni nazionali.
Questo rende pertanto difficile che le stesse investano per la realizzazione di programmi di sviluppo a lungo termine, i cui risultati, e quindi i meriti, verranno goduti da altre amministrazioni.
2 | La prova dei fatti
Per chi non credesse alla tesi da lui esposta, Williams porta a riprova i risultati dello scorso Sei Nazioni, in cui Francia, Irlanda e Italia, che hanno investito nella formazione a lungo termine, hanno ottenuto risultati, mentre Galles, Inghilterra e Scozia hanno subito sconfitte sia nelle quadre senior che under 20.
Francia e Irlanda si aggiudicano rispettivamente il Grand Slam per la senior e under 20, invertendosi le parti per il secondo posto. L’Italia senior invece ottiene una vittoria dopo numerosi anni di continue sconfitte, e l’under 20 ne consegue ben tre, mancando di poco il terzo posto.
3 | Cerotti
Williams si inoltra quindi nella spiegazione del percorso di crescita della nazionale italiana, partendo dal continuo ricambio degli allenatori, ben sei, su quali venivano riversate le responsabilità per gli scarsi risultati conseguiti dalla nazionale.
L’autore dell’articolo paragona la strategia del ricambio degli allenatori all’utilizzo di “un cerotto su un morso di squalo”. La responsabilità andava invece ricercata nell’assenza di un percorso di crescita dei giocatori di elite, a quali mancava allenamento di allenamento per lo sviluppo delle competenze e comprensione tattica.
4 | Nascita e sviluppo dell’Accademia
Sempre secondo Williams, le origini della vittoria dell’Italia contro il Galles andrebbero ricercate nel percorso intrapreso da O’Shea nel 2016, con il reclutamento di Stephen Aboud per lo sviluppo del percorso per giocatori d’elite, il quale aveva avviato l’Accademia in Irlanda dal 1990 ed è riconosciuto come l’ideatore dei molti miglioramenti del rugby irlandese.
Williams afferma che il sistema avviato da Aboud in Italia sia il miglior programma di sviluppo under 17 e under 20 a livello mondiale.
Tale sistema identificava i 130 migliori giocatori italiani tra i 15 e i 17 anni, per inviarli in quattro differenti accademie federali per due anni, dove ricevevano una formazione di alto livello supervisionata da Aboud stesso. In under 20 erano quindi selezionati i migliori 35, che proseguivano con un ulteriore anno di accademia.
In questo modello Williams vede la chiave dei netti miglioramenti dell nazionale under 20, culminati con le tre vittorie su Inghilterra, Scozia e Galles.
L’attuale allenatore della nazionale, Kieran Crowley, è stato ingiustamente accusato di una selezione dei giocatori viziata di giovanilismo, perché con poca esperienza, quando in realtà tale selezione era frutto della scelta di talenti cresciuti dal processo creato da Aboud.
Crowley si sarebbe pertanto mosso esattamente come Andy Farrell, sfruttando il sistema delle accademie nel fornire giocatori di talento.
Il 19 e 20 marzo 2022 a Cardiff si sono così concretizzati gli enormi sforzi degli anni passati, con grande soddisfazione di Aboud e il suo staff, i quali però hanno dovuto affrontare un’altrettanto notevole amarezza.
5 | Smantellamento
Williams descrive la discesa in campo a Cardiff del neo eletto presidente Marzio Innocenti per festeggiare la vittoria, ricordando però come il medesimo sia a capo della stessa amministrazione federale che ha iniziato lo smantellamento del programma di sviluppo di Aboud.
Dopo due decenni di vuoto, il rugby italiano aveva realizzato il miglior programma di sviluppo dell’elite a livello mondiale e, quando il programma incominciava a dare i propri risultati , la Federazione decide di abbandonare quest’ottimo lavoro.
Questo perché, secondo, Williams, le società dei campionati minori non vogliono che i loro giocatori frequentino l’Accademia.
Per Williams l’intera situazione è incomprensibile e vorrebbe implorare il Sei Nazioni di suggerire all’Italia che, se non vuole che il Sud Africa prenda il suo posto nel torneo, di fermare il decurtamento di budget dell’Accademia, che ha portato agli ultimi successi.
Allo stato attuale, fatto salvo un intervento del Sei nazioni, O’Shea e Aboud saranno costretti a veder stroncato il proprio lavoro da coloro che ne hanno goduto maggiormente i risultati.
Come anticipato, reputo le suggestioni dell’articolo stimolanti, soprattutto alla luce dell’importanza che riveste la formazione, in qualunque campo, e per risultati provati che ne conseguono, tanto da essere considerato uno dei migliori, se non il migliore, investimento.
C’è ovviamente da affrontare il capzioso problema di come riuscire ad investire, e soprattutto come, quando le risorse sono poche.
Nel prossimo articolo, proverò a raccontare l’esperienza avuta con l’Accademia e le criticità che ho riscontrato.
Tenterò inoltre di fare una riflessione più approfondita dell’articolo dell’Irish Times, toccando dei temi sottovalutati ma, a mio avviso, fondamentali.