Avete presente quei film epici o anche quei documentari motivazionali sulla figura dell’allenatore?
Quelle produzioni cinematografiche in cui gli allenatori seguono in tutto per tutto il viaggio dell’eroe, tipo:
1. Ogni maledetta domenica – Any Given Sunday
2. Coach Carter
3. Glory Road
4. Tornare a vincere
5. McFarland, USA
6. Pride
7. We Are Marshall
Sì, proprio quelli!
Ecco, vi supplico, spiegatemi come si fa!
È una questione genetica?
O forse di quoziente intellettivo?
Magari di carisma forgiato in gioventù…
E se fosse solo fortuna? Un’applicazione pratica della Legge di Dunn!
Comunque sia, a me, in quel modo lì, non riesce proprio e vi confesso che ce la metto tutta!
Sarà che sono stato trapiantato dall’atletica al rugby e l’innesto non è riuscito a dovere. Forse dovrei farmene una ragione e rassegnarmi che l’allenatore lo fai nello sport che hai fatto. Punto e basta, poche storie!
Metti poi che te la cavi meglio di uno che ci è cresciuto e ci ha versato sangue e sudore per decenni… No, questo non è ammissibile! Un affronto al Sistema stesso!
Ma torniamo al punto: qualcuno mi spieghi come si fa ad essere come questi allenatori preparatissimi in ogni aspetto tecnico, carismatici come condottieri di altri tempi e giusti come santi.
Devo però ammettere che la parte che più mi perplime è sempre quella tecnica.
Dai discorsi a bordo campo, nei corsi di formazione, nelle club house mi sembra di essere circondato da allenatori ferratissimi dal punto di vista tecnico.
Se sono però così capaci perché le loro squadre non vincono sempre? O perlomeno dovremmo assistere a delle partite tecnicamente straordinarie.
Sta a vedere che questi allenatori supercompetenti hanno sempre squadre con giocatori scarsi… Anche se mi pare statisticamente poco probabile.
Sarà che il sottoscritto si sente sempre sopraffatto dal dubbio che sfugga qualcosa, che ce l’hai lì, proprio davanti agli occhi, ma non riesci a vederlo.
Insomma, che il tutto si spieghi in modo più semplice e basilare ma totalmente controintuitivo, specialmente rispetto alla retorica sullo sport in cui siamo immersi.
Forse bisognerebbe semplicemente ammettere che ci si prova.
Magari con tutte le energie e le buone intenzioni, magari con le poche risorse disponibili, magari non con le persone giuste, ma ci si prova.
Così a volte succede che ti riesca il miracolo!
Il destino decide, senza prenderti minimamente in considerazione, di far pari con le tue intuizioni, i tuoi sforzi e le tue competenze, e alla fine ti riesce l’impossibile!
Ma non prendiamoci più meriti dello stretto necessario. Senza le condizioni giuste disposte dalle Parche, in nostri sforzi non sarebbero altro che frustrazioni.
In tal caso dovremmo almeno definire un limite invalicabile verso il basso,una sorta di Giuramento di Ippocrate anche per gli allenatori.
Un impegno solenne, in cui si proclama pubblicamente, in modo chiaro e inequivocabile, la famosa frase contenuta nella forma antica dello stesso: “mi asterrò dal recar danno e offesa.”
Credo che sarebbe un ottimo punto di partenza, soprattutto se inteso verso tutti i giocatori e le giocatrici e non solo quelli allenati in prima persona.
Purtroppo mi sto perdendo nuovamente, perché il punto è capire come si fa ad essere degli allenatori perfetti.
Forse però mi perdo proprio perché la risposta non c’è…
Non c’è uno modo per essere allenatori perfetti, ci si prova solo.
Con buona pace del maestro Yoda.
P.s.: i più attenti avranno notato che nella lista non ho citato “The Milion Dollar Baby” che era impossibile da omettere. Sarà romanzato, sarò molto, forse troppo Clint Eastwood, ma non ce l’ho proprio fatta a metterlo al pari con gli altri. Ogni volta mi strugge sempre…